Torino, 28 febbraio 2009
3 mila anche di più oggi per le vie della città, donne e uomini, migranti e nativi, tutte e tutti insieme per dire no al pacchetto sicurezza. Il corteo organizzato dalla rete migranti è partito da porta palazzo, quartiere meticcio di Torino, ha proseguito per le vie del centro esprimendo tutta la sua rabbia dagli interventi che si susseguivano dal furgone. Interventi che hanno espresso la voglia di protagonismo e di determinazione delle e dei migranti i quali subiscono sulla loro pelle, sulla loro vita le conseguenze delle nuove norme razziste. foto della manifestazione
Presenti molti migranti tra cui le e i rifugiati di corso Peschiera e via Bologna, il collettivo Gabelli, lavoratori della rdb, i mediatori culturali. Presenti anche molte donne, dal furgone le sommosse ricordano che la maggior parte delle violenze sulle donne viene commessa da mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati e conoscenti e non come ci vorrebbero far credere i media “dagli stranieri” e che molte donne che subiscono violenza sono proprio le migranti. Sabato prossimo, in occasione dell’8 marzo ci sarà un altro corteo per dire “nessuna legge razzista sui nostri corpi”.
In testa al corteo un pupazzo con la testa di Maroni che è stato simbolicamente preso di mira da lanci di scarpe, in prima fila le donne a lanciare le scarpe, le donne di corso Peschiera, le quali secondo l’assessore Tricarico dovrebbero considerarsi figlie proprio dello stesso Maroni!
A Torino si sta aprendo un nuovo spazio, uno spazio che si stanno conquistando le migranti e i migranti che in quest’ultimo periodo si sono visti impegnati in presidi e manifestazioni. La promessa è stata quella di scendere di nuovo in strada, perché questo pacchetto sicurezza non piace e non piace il clima razzista che si sta respirando in Italia. Questa è solo la prima tappa.
Quale migliore risposta alla crisi se non questa: chi la crisi la vive più di tutt* sulla propria pelle, dopo le esplosioni di conflittualità che si sono date a Lampedusa e Castelvolturno, le e i migranti a Torino alzano la voce ed escono dall’invisibilità scendendo in strada, riconquistando la metropoli che vivono. Il silenzio dei giornali ci fa capire che sta nascendo qualcosa di grande, che per qualcuno è meglio non fomentare lasciandola passare inosservata. Ma sappiamo che a Torino sabato 28 qualcosa è cambiato e non sarà facile mettergli il bavaglio.