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Un’altra famiglia trova casa al 34 occupato
Categories: casa

La calma prima della Tempesta

Questa mattina il copione si è ripetuto, ancora più drammatico, a celebrare la guerra tra poveri che il Comune continua ad ignorare. Questa mattina l’ennesimo sfratto è stato eseguito. Uno sfratto che è lo specchio della tempesta in cui ci troviamo coinvolti. Le inquiline e gli inquilini, Rachida e i suoi 2 due figli di 4 e 7 anni, hanno liberato la loro casa  di fronte al proprietario, costretto a vivere in macchina con la famiglia perché anche loro senza reddito. Il quartiere portando la solidarietà ad entrambe le famiglie, che si trovano sulla stessa barca, ha deciso di rinunciare alla resistenza e ha trovato una soluzione abitativa per Rachida.

 Quante volte bisognerà vivere questo tragico copione?

A marzo Peppe è stato sfrattato dal suo alloggio dalla violenza delle forze dell’ordine, che hanno caricato e picchiato selvaggiamente ed indiscriminatamente  chi era andato in via capriolo per portare la propria solidarietà. La violenza militare che ha adoperato il comune per buttare in mezzo ad una strada il più debole, ci aveva una volta per tutte confermato che nessuno si occupa di chi vive veramente la crisi, e che la soluzione è nelle nostre forze e nei nostri corpi. Così è nata in Via Revello 34 la prima occupazione socio-abitativa di Torino, restituzione al quartiere e alle famiglie di una proprietà abbandonata della Regione, esperimento sociale che ha intrecciato e unito i bisogni e le speranze di chi si sentiva abbandonato.

Peppe da marzo non ha più paura di trovarsi in mezzo ad una strada e con la solidarietà di chi non ha nulla da perdere, ma tutto da spartire, di chi ha vissuto gli stessi momenti terribili, ospiterà [nomi], riuscendo dove funzionari, uffici, burocrati e politici non sono riusciti.

La crisi finanziaria che sta travolgendo i mercati europei ed in particolare la borsa di Milano, sulle prime pagine dei giornali di oggi, sembra preoccupare tutti per le conseguenze che un default delle casse dello stato potrà produrre sull’economia reale e sul sistema sociale nazionale Il presidente del consiglio S. Berlusconi che ha garantito sulla tenuta del sistema economico dell’azienda Italia e ha cercato di calmare il più possibile il comprensibile nervosismo degli investitori., Pur non convincendo buona parte del ceto politico ha comunque ottenuto una disponibilità di massima per interventi strutturali pensati per garantire l’equilibrio di bilancio. Questo se vogliamo lo stato attuale della discussione politica del nostro paese. Saremmo di fatto in una situazione in cui a distanza si vedono nuvoloni neri addensarsi e staremmo in qualche modo organizzandoci per resistere all’urto della burrasca. Insomma: “ tutti in coperta questa è la calma prima della tempesta”

Ma siamo sicuri che la situazione sia veramente questa? La crisi che dal parlamento vedono avvicinarsi, noi la stiamo vivendo sulla nostra pelle da anni!

Noi, precarie e precari,: partite iva, cassaintegrati e cassaintegrate,  stagiste e stagisti, lavoratrici e lavoratori in nero, disoccupate e disoccupati, borsiste e borsisti, co.co.pro., inquiline ed inquilini dalla tempesta  ci sentiamo già colpite e colpiti! I nostri diritti fondamentali sono anni che vengono erosi, la nostra dignità è quotidianamente umiliata. Basta ricordare alcuni dati che ripetiamo ormai in maniera per noi nauseante, come quelli dello stato del diritto all’abitare la nostra città, per capire che ci troviamo già da tempo coinvolti in una situazione che non abbiamo remore nel definire una macelleria sociale, di cui il mancato diritto alla casa è solo un aspetto.

Torino infatti è ormai almeno 3 anni che è la seconda città in Italia come numero di sfratti dietro a Roma. Solo durante l’anno passato le pratiche di sfratti esecutive finite nelle mani degli ufficiali giudiziari sono state oltre 3400. Un numero in continuo aumento di anno in anno. Gli inquilini non riescono a pagare il canone d’affitto non tanto perché nella nostra città gli i prezzi si siano alzati in maniera vertiginosa, anche, ma soprattutto perché il reddito è scomparso. In poche parole non c’è più lavoro! L’incidenza delle spese per la casa che secondo calcoli riconosciuti da tutte le associazioni di categoria e dallo stesso comune di Torino non dovrebbe incidere sui redditi delle famiglie per più del 20% nella nostra città hanno un peso che supera abbondantemente il 70% di media. Così inquiline e inquilini giovani anziani adulti e bambini vengono sbattuti in mezzo ad una strada.

Il comune di Torino, che si è vantato negli anni passati di aver predisposto un sistema di tutela di questo diritto ben più avanzato e funzionante di molte altre città d’Italia, oggi non è più in grado di dare una risposta a questa, che è diventata, una vera e propria cronica emergenza sociale. L’assegnazione delle case popolari viene rinviata di anno in anno (ora sono 5 anni che non vengono assegnate case popolari) ed in ogni caso l’offerta del comune non è in grado di coprire la domanda degli abitanti di Torino.

L’istituto dell’emergenza abitativa, nelle sue versioni più diverse, ha subito una gestione ottusa e finalizzata a risolvere l’immediato senza affrontare il problema alla radice. Le risorse economiche a disposizione sono state impiegate per pagare costose camere d’albergo, spesso oltretutto fatiscenti, andando a sperperare ingenti quantità di denaro che potevano essere risparmiate, e reimpiegate diversamente, anche solo facendo affittare alloggi a prezzo di mercato da parte degli inquilini.

Come sportello per il diritto alla casa di Zona San Paolo sono ormai quasi due anni che ci battiamo perché vengano intraprese soluzioni alternative, che non mancano e che sono già adottate da altri comuni. Come l’autorecupero dei palazzi e degli alloggi sfitti, degli edifici abbandonati – normalmente svenduti a privati palazzinari sia nelle zone periferiche che in quelle centrali della città-,  la regolarizzazione delle occupazioni con assegnazione delle case,  l’assegnazione delle case ATC sfitte, la moratoria per gli sfratti per morosità e l’individuazione di soluzioni adeguate per gli inquilini, l’assegnazione regolare ad uso abitatido dei beni confiscati alla mafia,  la  regolarizzazione di tutte le posizioni contrattuali, l’equo canone.

Nell’anno e mezzo di lotta che abbiamo portato avanti oltre 120 nuclei di inquilini si sono rivolti a noi e con noi hanno intrapreso la battaglia per il diritto all’abitare, per la il diritto alla casa. Con la nostra determinazione ed i nostri corpi abbiamo più volte impedito l’esecuzione di sfratti, ma avendo di fronte una amministrazione sorda a soluzioni reali e valide abbiamo ottenuto però solo palliativi e contentini, quali rinvii, case popolari promesse e in molti casi non ancora assegnate, e tante belle parole. La mobilitazione nostra, delle famiglie e del quartiere, con cortei nelle vie di Zona San Paolo, presidi sotto il comune, l’occupazione delle presidenza della circoscrizione ha solo infastidito i burattini ed i burattinai del Palazzo, incapaci di accorgersi che la tempesta è già qui e sta colpendo con forza la nostra città.

La settimana prossima un’altra famiglia con bambino di 8 mesi subirà un tentativo di sfratto e la resistenza sarà dura, a settembre gli sfratti subiranno sicuramente una impennata e, solo tra le famiglie che già stiamo seguendo, saranno più di 25 a vivere l’esperienza terribile che è perdere la propria casa.

Le soluzioni ci sono e le abbiamo più volte messe di fronte alle istituzioni, senza nessuna risposta concreta. Ormai non aspettiamo più una risposta. Al contrario di loro non ci laviamo le mani e la coscienza con parole e contentini, e la rete di precar@ e inquilin@ non permetterà che queste famiglie rimangano per strada.

La tempesta è già qui e noi non resteremo sul ponte…

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