Dal Blog di San Precario su il Fatto quotidiano
Quando le case editrici sfruttano il lavoro precario, quando nessuna rete di welfare protegge i redattori, quando un libro diventa un prodotto Dop (denominazione di origine precaria), San Precario si sente in dovere di intervenire. Domenica 15 maggio il santo è apparso per la seconda volta al Salone del libro di Torino. Stavolta ha contestato Narioca Press, la nuova casa editrice che presentava il volume Perché la precarietà ci salverà scritto da un accanito ultraliberista, il professor Murphy.
Ma dopo pochi minuti il pubblico, i giornalisti, e gli editori presenti ieri a Torino hanno scoperto l’inganno: Narioca Press non è altro che l’anagramma di San Precario. Tutto finto: la casa editrice, il libro, l’autore, il sito web, il catalogo, l’ufficio stampa. Finta anche la contestazione che ha rappresentato l’apice di una serie di azioni di informazione e disturbo nelle giornate della kermesse. È bastato togliere le sovracopertine del libro pubblicato da Narioca Press per scoprire che sotto… c’erano i Quaderni di San Precario, la rivista edita dai devoti del santo e che contiene un articolo scritto dalla Rete dei redattori precari, che ha creato la beffa Narioca Press insieme a San Precario.
Così la presentazione è diventata un momento di denuncia dei meccanismi di precarietà dell’industria editoriale, grazie alla cospirazione dei redattori. Così, mentre polizia e giornalisti si aspettavano chissà quale contestazione, i precari dell’industria del libro si sono presi in modo divertente e rumoroso uno spazio del Salone per parlare di contratti, di welfare, di sfruttamento, avanzando una proposta per rispondere alla condizione di precarietà: lo sciopero precario, che verrà lanciato dopo l’estate e dimostrerà che se i precari e le precarie si fermano, il paese si blocca.
Dal Salone del libro sono arrivati due segnali forti: il primo è che i redattori precari vogliono farsi vedere, vogliono diritti e non solo doveri, vogliono un nuovo welfare, vogliono un reddito di base universale e incondizionato, vogliono diventare protagonisti e non limitarsi a subire la precarietà. Vogliono che le case editrici inizino a sentirsi un po’ meno sicure nel fare il bello e il cattivo tempo con lavoro e contratti, che sappiano che qualcuno le sta tenendo d’occhio. Vogliono che altri redattori precari trovino il coraggio di rompere i vincoli di ricattabilità e fidelizzazione, trovino consapevolezza e fiducia nell’organizzarsi insieme.
Il secondo segnale è che sul tema della precarietà c’è un forte consenso: dopo la presentazione di Narioca Press, i precari hanno sfilato all’interno del Salone, inscenando una processione aperta dalla Samba band e dal gonfalone di San Precario. Il pubblico della fiera non si è limitato ad avvicinarsi curioso, guardarci sfilare, chiedere santini. Ha applaudito e cantato, e decine di persone si sono accodate alla gioiosa processione