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Contestazione immaginaria al Salone del Libro
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Dopo gli attacchi messi a segno ieri all’interno e all’esterno dei padiglioni del Salone del Libro di Torino, la Rete dei Redattori Precari, protetti da san Precario, santo protettore dei diversamente occupati, tornano all’attacco e lo fanno, come al solito, con il sorriso.

Come di consueto, partiamo dai fatti. Dopo il clamore delle iniziative di ieri la Rete dirama un comunicato, annunciando per oggi una grossa contestazione diretta contro la presentazione del volume Perché la precarietà ci salverà di Thomas Murphy, edito dalla sedicente casa editrice Narioca PresS, prevista per questo pomeriggio al Salone.

E’ appena passata l’ora di pranzo, la presentazione inizia con l’autore, Thomas Murphy, supportato da una relatrice sconosciuta. Immediatamente partono i fischi. «Il popolo dei centri sociali si sta per scatenare», avranno forse pensato gli ignari spettatori, richiamati sul posto dal trambusto. E forse anche la polizia avrà pensato più o meno la stessa cosa.

Ma la farsa dura poco, la beffa si svela. Il pubblico, catapultato per un istante in una fantasia borgesiana, scopre che il sedicente Thomas Murphy, l’ancor più sedicente presentatrice, il fantomatico libro e addirittura la misteriosa casa editrice non sono altro che una finzione, una maschera dietro la quale si cela il sorriso sornione del popolo precario – tanto che Narioca Press è l’anagramma quasi perfetto di san Precario.

Il disvelamento del trucco fa partire la seconda fase dell’operazione: una marcia colorata e rumorosa che attraversa il Salone e cerca di risvegliare dal torpore il pubblico zombificato che però, novità rispetto a ieri, sembra reagire meglio e segue il corteo fino all’uscita, dove qualche ora prima, forse per l’emozione, un vetro è esploso di sua sponte, seminando il panico per un paio di minuti tra i clienti dello spizzico.

Arrivati finalmente a respirare l’aria fresca, i portavoce iniziano a megafonare la parola di san Precario, mentre a ritmo di tamburo alcuni si mettono a ballare, a far chiasso, a richiamare gente. Ai consueti discorsi e rivendicazioni dei giorni scorsi, questa volta si aggiunge una speranza, o meglio, un desiderio talmente forte da essere già uno scopo, un obiettivo: lo Sciopero generale dei Precari, che in questo momento è il vero obiettivo della lotta.

Ma prima devono riuscire a organizzarsi, a riconoscersi, a unirsi, devono essere in grado di ristabilire quella che una volta si chiamava coscienza di classe, che altro non è, per usare parole che fanno meno paura, la coscienza di essere tutti nella stessa condizione e di avere come unica possibilità quella di muoversi come un unico corpo, di sapere di non essere soli. Solo così si può contrastare il potere ricattatorio di chi il lavoro lo offre e si crogiola nel sapere che la prima battaglia dei precari è tra di loro.

Se riusciranno a diventare una classe, se saranno in grado di organizzare uno sciopero o un qualsiasi atto di sabotaggio coordinato e partecipato, allora sì che quelli che ora li guardano e sorridono di loro, pensando che in fondo sono solo ragazzi, capiranno che il ragazzo o la ragazza che ogni giorno lavora al loro fianco, non è più un ragazzo o una ragazza qualsiasi, non è più un precario, bensì l’avanguardia di un esercito imbattibile. Imbattibile perché invisibile, ma soprattutto perché conosce perfettamente il proprio nemico e sa molto bene qual è il punto molle dove assestare il colpo

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