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Breve analisi del pacchetto sicurezza
Categories: migranti

Quando si parla di “pacchetto sicurezza”, si intende fare
riferimento a una pluralità di provvedimenti legislativi: la Legge n. 125/2008,
recante Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza, il Decreto legislativo
n. 160/2008, in materia di ricongiungimenti familiari dei migranti, il Decreto
legislativo n. 159/09, in materia di riconoscimento della protezione
internazionale, il disegno di legge A 733, così come approvato al Senato e
attualmente in discussione alla Camera, nonché, infine, il decreto legge n.
11/2009, recante Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto
alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori.

Tali provvedimenti hanno come fine quello di tutelare la
sicurezza, così come da tempo rappresentata nel dibattito politico e mediatico,
ovvero come strettamente collegata al fenomeno migratorio, sia extracomunitario
che comunitario: una nozione di sicurezza che si fonda su una percezione di
insicurezza, intesa quale minaccia alla civile convivenza, derivante dalla
commissione di fatti costituenti reato, quali rapine, furti, stupri, spaccio di
stupefacenti, sia da comportamenti che non costituiscono reato, ma ritenuti
idonei a turbare la convivenza civile, quali ad esempio la mendicità. Le
cronache giornalistiche, specialmente nei periodi di campagna elettorale, ci
narrano  di gravi episodi delittuosi
commessi esclusivamente da cittadini stranieri, sia comunitari che extracomunitari,
senza porre la stessa attenzione alle medesime gravi condotte poste in essere
da cittadini italiani, ovvero subite da cittadini migranti (sono, infatti,
aumentati esponenzialmente in questi ultimi anni i reati gravi che hanno come
vittime i/le migranti). Proprio da un grave e barbaro episodio di cronaca,
l’omicidio, a Roma di Giovanna Reggiani, ad opera di un cittadino rumeno,
nell’autunno del 2007, l’intera
classe politica italiana (sia di centro-destra che di centro-sinistra) ha
tratto occasione al fine di rilanciare il problema di una presunta invasione
dei cittadini neocomunitari; analogamente, il nuovo Governo Berlusconi, appena
in carica, ha preso spunto da tali fatti di cronaca per emanare, nel maggio del
2008, il Decreto Legge n. 92/08, poi convertito nella menzionata legge n. 125/08.
Lo stesso si è, invero, verificato, in questi giorni, ove alcuni fatti di
violenza sessuale che sarebbero stati posti in essere da cittadini rumeni sono
stati considerati dall’attuale Governo in carica come presupposti di
“straordinaria necessità e urgenza” al fine dell’emanazione del Decreto Legge
n. 11/09, recante Misure urgenti in materia di violenza sessuale. A ciò si
aggiunga che l’attuale Governo ha colto l’occasione per inserire anche un
articolo di legge che prolunga la detenzione all’interno dei Centri di
identificazione ed espulsione dei cittadini stranieri irregolari, dai 60 giorni
previsti a ben 180 giorni: un’eternità, visto che chi è detenuto subisce una
restrizione della libertà personale per aver violato una norma, che ancora
rappresenta un illecito amministrativo. Ma, invero, cosa c’entrano le
espulsioni con gli stupri?

Risultano estranee a questa nozione di sicurezza altre fattispecie
di reato assolutamente rilevanti e gravi, le quali provocano immensi danni alla
collettività, quali i reati economici, i reati contro la pubblica amministrazione,
le violazioni delle norme penali legate alla sicurezza del lavoro, delle scuole
e alla qualità ambientale, nonché le stragi e 
gli omicidi, commessi dalla criminalità organizzata (mafia, camorra e n’drangheta),
vera piaga che colpisce il nostro paese da ormai più di un secolo. Nonostante
tutto ciò le statistiche rivelano che negli ultimi 15 anni sono diminuiti i
delitti più gravi: ad esempio gli omicidi sono passati, negli ultimi quindici
anni, da 1500/1900 a 600 (tra l’altro, non si può non evidenziare come siano
aumentate le vittime migranti). La nozione di sicurezza veicolata dai media
pubblici e privati si fonda esclusivamente sulla paura del diverso, di chi ci è
“straniero”: in un’opinione pubblica, colpita dalla grave recessione economica,
che vede la messa in discussione del proprio tenore di vita, consolidato negli
ultimi decenni, è ormai maturata una xenofobia sollecitata dalle discussioni e
dalle proposte politiche dell’attuale destra al Governo del paese, la quale,
utilizzando in modo spregiudicato i media pubblici e privati, ha indicato i
migranti come la causa principale di ogni problema. Al fine dichiarato di
garantire questo concetto di sicurezza, il Governo Berlusconi ha varato il pacchetto
sicurezza, con il quale viene sempre più a consolidarsi un diritto speciale per
lo straniero, utilizzando lo strumento processuale e penale in funzione
sussidiaria rispetto all’azione amministrativa di governo e al controllo del
fenomeno migratorio: il tutto in un contesto generale caratterizzato dalle
nuove forme della democrazia post-moderna. Con la crisi della rappresentanza
politica (dovuta anche alla perdita di rappresentatività sociale da parte dei
grandi partiti di massa, rinati sulle ceneri della gloriosa lotta partigiana
antifascista, – oggi messa sempre più in discussione da certa storiografia
revisionista – i quali hanno caratterizzato la storia democratica del nostro
paese) è andata progredendo in parallelo la convinzione che la complessità dell’esistente
richieda un nuovo tipo di “governabilità”. La “governance” basata
essenzialmente, se non esclusivamente sulla delega questa nuova forma di
governo del territorio che sembra aver convinto la maggioranza di quei
cittadini che sembrano essere tornati “sudditi”, che credono nell’esigenza di
un esecutivo forte, non condizionato da forme di democrazia partecipata: è in
tale contesto sociale che si colloca il pacchetto sicurezza delle destre al
Governo ed è qui che trova la sua forza. Può, ormai, affermarsi che dal
passaggio della guerra alla povertà, che ha caratterizzato il costituzionalismo
del secondo dopoguerra si sia ormai passati alla guerra ai poveri!

I proponenti di tali misure severe nei confronti dei
migranti hanno da sempre sostenuto che la loro adozione avrebbe avuto un
effetto deterrente sugli ingressi illegali in Italia: invece, proprio l’aumento
inarrestabile degli sbarchi a Lampedusa, in questi ultimi mesi e giorni,
dimostra già ora il fallimento di tale effetto deterrente all’immigrazione
illegale che, nel maggio del 2008, si voleva attribuire al decreto legge sulla
sicurezza. Né è servita a mutare il consenso in tale misure la constatazione
che, nonostante l’approvazione, nel 2002, della legge Bossi-Fini, non è
assolutamente aumentato il numero delle espulsione effettivamente realizzate
dall’Italia mediante l’accompagnamento coattivo in frontiera.

Questa normativa, fatta
di “leggi manifesto” e “leggi bandiera”, al fine di mantenere e acquisire nuovo
consenso da parte dei politici, a fronte di un fenomeno così complesso, plurale
e ricco, come quello migratorio, non pone in essere elementi di stabilizzazione
e tutela delle persone, favorendone un inserimento territorio (questo sì
sintomo di effettiva sicurezza), ma, al contrario, non fa che aumentare la
discriminazione tra le persone in base alla loro provenienza,
istituzionalizzando le disuguaglianze. Purtroppo, il clima arrecato da tale
narrazione normativa ha prodotto con incredibile rapidità quotidiani episodi di
aggressioni e violenze xenofobe e razziste nei confronti dei migranti,
specialmente di etnia rom. E allora possiamo concludere citando un filosofo del
diritto come Norberto Bobbio, non certo un estremista, il quale soleva dire che
la vera distinzione tra un regime democratico e uno non democratico è
fondamentalmente una sola: il secondo è un regime di tipo “esclusivo”, ovvero
escludente di alcuni soggetti dal godimento dei diritti fondamentali, mentre il
primo è di tipo inclusivo, in quanto consente la piena e paritaria fusione dei
diritti fondamentali da parte di tutti i soggetti! Purtroppo non è certo
quest’ultimo l’orizzonte cui conducono queste nuove norme. Sarà, quindi,
compito doveroso di tutte le persone, native e migranti, che hanno a cuore la
cultura dei diritti umani (unica vera ricchezza europea) porre in essere tutti
gli strumenti giuridici, sociali e culturali volti alla salvaguardia della
democrazia.

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