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Il caso Englaro e la laicità dello Stato
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(Elisa Cornacchia)

Il caso Eluana ha riaperto nel nostro Paese il grave problema legato alla laicità dello Stato.
Prima di qualunque altra considerazione, risulta di primaria importanza liberare da equivoci il termine “laicità”, troppo spesso avvicinato, da tutti coloro i quali vogliono strumentalizzare la tematica, a quello di “anticlericale”. “Laici” sono tutti coloro i quali rifiutano di fondare la politica, le istituzioni, la convivenza civile su basi teologiche e fideistiche, e ritengono che nel discorso pubblico sia necessario abbracciare un orizzonte etico e culturale non ‘assoluto’, che contempli la pluralità delle ragioni e degli argomenti[1].
Il nostro Paese sta attualmente vivendo un periodo (ormai notevolmente lungo e che non vede spiragli di miglioramento!) nel quale molteplici sono gli attacchi alla laicità, attacchi che mirano a rendere vane le distinzioni, faticosamente conquistate, tra morale e diritto e tra politica e religione.
La Chiesa, come mai era successo prima, è scesa in campo nel dibattito politico-legislativo, chiedendo di determinare i comportamenti parlamentari degli uomini politici, nonché dei cittadini[2], pretendendo da entrambi cieca obbedienza, con l’evidente conseguenza di una legge civile coincidente con la morale cattolica. Questo atteggiamento, si noti bene, cozza, oltre che con il principio di laicità dettato dalla Costituzione (Costituzione che tanto l’attuale Governo intende demolire!), anche con il messaggio evangelico.
Ciò che si contesta al ruolo assunto dalla Chiesa, non è certamente il diritto che essa ha di esprimere le proprie preoccupazioni ed opinioni, ma la pretesa di intervenire come attore politico nel processo legislativo[3] ed esigere, altresì, che la politica si pieghi alle proprie richieste.[4]
La Chiesa, in Italia, può permettersi un’ingerenza massiccia nelle scelte politiche, perché trova nella classe dirigente un valido alleato: ci troviamo di fronte ad una politica debole che, dopo lo scioglimento della Democrazia Cristiana, ha visto traghettare i suoi ex membri in diversi schieramenti che si fanno concorrenza per ricevere il sostegno della Chiesa ed anche i partiti che si professano “laici”, non hanno sempre la forza e la volontà politica di schierarsi in maniera diretta contro le pressanti richieste della gerarchia cattolica.
Con il caso Englaro la magistratura, che aveva accolto la possibilità di far fermare la macchina che teneva in vita la giovane da ormai diciassette anni in coma irreversibile, era stata accusata dal Vaticano di “orientare il legislatore verso l’eutanasia” e di promuovere “il relativismo dei valori”. La risposta a tali accuse, è stata, ad allora, un imbarazzante silenzio della classe politica, ad oggi una risposta utilitaristica al solo disegno politico dell’attuale Presidente del Consiglio.
La gerarchia cattolica sembra non voler che altre istituzioni possano tracciare i confini di ciò che è da considerasi lecito e ciò che, al contrario, non lo è: questo perché essa sola ritiene di avere il monopolio dell’etica.
Troppo spesso nel nostro Paese accade che le scelte legate ad una determinata concezione religiosa, seppur legittima, vengano imposte a chi ha una visione della vita diversa, perché ad essa non viene riconosciuta pari dignità da un punto di vista etico.
Le leggi non dovrebbero essere frutto di diretta manifestazione di un’etica religiosa, bensì di discussioni e procedure democratiche[5], nelle quali dovrebbero essere tenuti ben distinti i piani della morale da quelli del diritto.
Le leggi che regolamentano materie inerenti la vita di un individuo, non dovrebbero, altresì, imporsi a coloro che aderiscono a valori o visioni diverse (e questo non significa cadere nel relativismo), anzi, dovrebbero basarsi sul principio di autonomia, secondo cui nessuna autorità superiore può arrogarsi il diritto di scegliere per il singolo nelle questioni che riguardano la sua vita e la sua salute.


1. G. PRETEROSSI, Contro le nuove teologie della politica, in Le ragioni dei laici, N. PRETEROSSI (a cura di), Roma- Bari, 2005.
2. E. MAURO, Introduzione, in G. ZAGREBELSKY, Lo Stato e la Chiesa, La Biblioteca di Repubblica, 2007, 6.
3. M. MAFAI, I limiti del dialogo fra Stato e Chiesa, in la Repubblica, 30 gennaio 2007.
4. M. MAFAI, L’Italia divisa tra laici e laicisti, in la Repubblica, 29 dicembre 2006.
5. G. ZAGREBELSKY, Principi e voti. La Corte costituzionale e la politica, Einaudi, 2005, 95-96.

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