Partiamo da Torino che siamo un gruppetto, al 50% bianco, il giorno dopo la festa dei 14 anni del centro sociale occupato, il Gabrio.
Gli altri, le altre non ce l’hanno fatta sono nei letti a recuperare la sbornia di ricordi e prospettive di fatica e gioia, che hanno contraddistinto la serata finita solo poche ore fa. Noi, però, che saliamo sul treno ci sentiamo di portarci dietro tutt@, il corteo che ci aspetta, non è un evento felice, la morte di ABBA ci ha colpito, la morte di ABBA è una di quelle cose che non dovrebbero succedere mai.
Ne abbiamo parlato nei “corridoi” durante i giorni scorsi, mentre fervevano i preparativi dell’anniversario dell’occupazione; tutt@ condividevano la stessa sensazione, sabato 20 settembre 08 a Milano succederà qualcosa di importante, ci siamo confrontati di fronte ai computer guardando le immagini, ascoltando le voci e leggendo le parole che ci giungevano tramite la rete dal capoluogo Lombardo. L’università, i murales, il corteo degli studenti medi.
A Milano ci aspetta qualcosa di nuovo, qualcosa di importante.
Dalle informazioni che ci arrivano ci sembra di trovare qualcosa che conosciamo, i volti dei ragazzi che a causa dell’omicidio razzista si sono mobilitati ci ricordano i volti che quotidianamente incrociamo al centro sociale, allo sportello legale, con i quali abbiamo occupato via Bologna e di coloro che hanno trovato nell’hip hop il modo per narrare le loro angosce causa di leggi razziste e la loro sete di diritti.
Arriviamo a Milano e non rimaniamo delusi.
Al nostro arrivo il corteo già sfila per le vie della city. Dalla coda incontriamo prima piccoli gruppetti di militanti di partiti che sventolano le loro bandiere che oggi più che mai sembrano rappresentare un passato ormai lontano. Poi associazioni alcune delle quali hanno segnato il passato movimento contro la guerra, con le quali continuiamo a cooperare sul nostro territorio nonostante le diverse pratiche che ci contraddistinguono. Poi la musica si fa più forte e ci rendiamo conto che siamo nello spezzone del Cantiere. Dalle sue dimensioni e dalla sua composizione sociale meticcia, giovane e ribelle ci rendiamo conto che i fratelli e le sorelle hanno fatto un ottimo lavoro. Intorno al furgone tante facce conosciute, il ricordo ancora nitido del Chiapas di Marcos e degli indios. Le/i compagn@ ci raccontano della dinamica che si è data nella settimana, degli incontri che si sono svolti nella piazza che frequentava Abba, della rabbia dei suoi amici, della loro determinazione.
Corriamo per raggiungere la testa del corteo. Corriamo e non smetteremo più di farlo. La testa è lì, grida la sua rabbia, il suo dolore per la morte di mano razzista. Ci sono i fratelli e le sorelle di Abba, con la pelle scura ma con il sangue come i bianchi, come dicono loro. La maggior parte nati in Italia, le cosiddette seconde generazioni, ma con quel colore della pelle che spesso significa meno diritti, significa essere cittadini di serie B. Oggi sono in tanti. Una soggettività nuova che inonda le vie della metropoli con la sua determinazione, la sua intelligenza e la sua giovinezza. Eccola la metropoli meticcia.
Abbiamo corso per le vie della città lasciandoci sorprendere dalla capacità di trasformare un corteo che poteva essere “il solito” in qualcosa di eccezionale e travolgente che ha saputo mostrare il volto della nuova metropoli non più solo bianca, ma che ha cambiato il colore.
A Torino ne abbiamo la percezione tutti i giorni del cambiamento. Via Bologna con la lotta dei rifugiati, anche loro con la pelle scura, e la loro determinazione a pretendere i diritti che gli spettano e a prenderseli se questi mancano. I migranti che incontriamo allo sportello legale costretti a trovare il modo per diblare le leggi ingiuste e xenofobe come oggi hanno fatto le/i ragazz@ con la polizia sorpassandola, zig zagando e rendendola ridicola usando la testa nonostante la rabbia. I molti che frequentano il centro sociale perché unico spazio in cui si sentono al sicuro, a casa loro.
Questo è il futuro, anzi questo è il presente e chi non l’ha ancora capito è fuori.
Avremmo potuto scrivere un documento politico, ma sabato abbiamo corso e rincorso emozioni e sensazioni che arrivavano direttamente dalla pancia, sabato è stato un momento nuovo ed emozionante perché vissuto così, con il cuore e la rabbia in ricordo di Abba e perché non accada mai più.