Per questa mattina era previsto lo sfratto di Beppe, un inquilino di via Capriolo 53, nel nostro quartiere.
Quello di questa mattina era il quinto accesso. Probabilmente la Questura di Torino iniziava a essere stufa di non poter intervenire a difesa degli ufficiali giudiziari -che in questo anno di intervento politico e sociale sulla questione della casa più e più volte hanno dovuto desistere di fronte alla determinazione dei molti picchetti anti-sfratto che sono stati fatti- e oggi si sono presentati con uno schieramento ingente di celerini e carabinieri all’alba, per effettuare lo sfratto, “per far rispettare la legge”, per buttare Beppe in mezzo ad una strada.
Pensavano, arrivando ancora col favore della notte come sempre fanno i vigliacchi, di poter avere vita facile, non incontrare alcuna resistenza e convincere Beppe con la paura e le minacce a lasciare la sua casa.
Così non è stato. Alle sei venti compagni e compagne dello sportello Diritto alla Casa di Zona San Paolo erano già in via Capriolo. Le forze dell’ordine sono arrivate accompagnate come sempre dagli uomini della Digos, una dozzina di camionette hanno militarizzato la zona mentre via Capriolo veniva chiusa completamente -strada e marcipiedi- per impedire a chiunque di entrare e uscire. Davanti al portone il picchetto anti-sfratto è stato attaccato dai tre lati da polizia e carabinieri: almeno 50 agenti hanno caricato i compagni e le compagne con violenza e li hanno trascinati in strada. Durante le cariche sul portone al compagno che riprendeva è stata rotta e sequestrata la videocamera, forse perchè nella testa dei solerti celerini ancora eccheggiavano le sparate di Agostino Ghiglia e la polemica che era seguita al picchetto antisfratto in via Frejus 83.
Preso possesso del portone la Questura ha gestito con solerzia tutto il macabro rituale dello sfratto con ufficiale giudiziario e fabbro entrato di nascosto, mentre altri compagni e compagne si raggruppavano fuori dalla “zona rossa” e bloccavano per protesta il traffico in via Frejus.
Poi Beppe è stato fatto uscire con vaghe promesse di sistemazioni temporanee. Poco dopo le forze dell’ordine hanno ancora avuto modo di dimostrare la loro efficienza caricando nuovamente il presidio che protestava per riavere la videocamera sequestrata e per rompere la militarizzazione della zona. Alcuni compagni hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche.
Negli scorsi giorni le pagine dei quotidiani cittadini hanno dato ampio spazio alla questione della casa, che è entrata di prepotenza nella campagna elettorale per le comunali: i due sfidanti Fassino e Coppola non si sono risparmiati nell’attacare l’abusivismo all’interno delle case popolari della città, hanno battuto i pugni per chiedere quella legalità che, noi lo sappaimo bene, è sempre e solo la tutela del più forte e l’annullamento dei diritti di chi è più debole. La Questura questa mattina ha voluto portare il suo contributo al dibattito pubblico in questa città, e forte delle parole dissennate dei politici cittadini si è sentita le spalle coperte per intervenire con violenza e brutalità.
Lo sfratto è stato eseguito, ma la lotta per il diritto alla casa può solo uscire rafforzata dall’arroganza di chi vuole trasformare bisogni e istanze sociali in una banale questione di ordine pubblico. Ci siamo opposti allo sfratto perchè era giusto! Ci siamo opposti alla militarizzazione del nostro quartiere perchè qui viviamo ogni giorno! Denunciamo la completa inconsistenza delle politiche per la casa del Comune di Torino. Denunciamo ancora una volta la violenza della Questura. E che ciascuno assuma politicamente le proprie responsabilità: noi l’abbiamo fatto questa mattina e continueremo nella lotta per il diritto alla casa e per tutti i diritti negati!