La vergogna li ha tenuti lontani da via Capriolo 53. Dopo più di dieci ore Peppe è riuscito a difendere la propria abitazione e la propria dignità. È dopo dieci ore che l’ufficiale giudiziario ha avuto la cortesia di farsi vivo con un foglio di rinvio già compilato, come se la vita di una persona fosse l’equivalente di un mero atto di notifica. Ha ottenuto un rinvio di un mese, al terzo accesso. L’epopea di Peppe è iniziata alle otto del mattino e si è conclusa alle 18.30, senza pause e con la preoccupazione di chi deve giocarsi le proprie carte. La gente che passa al presidio di fronte al portone Peppe lo conosce, si ricorda di quando lavorava nel supermercato a pochi isolati di distanza, solidarizza con lui, solidarizza con la sua storia che lo vede licenziato all’età di 60 anni. Una storia minore, ma che sicuramente rispecchia la realtà di chi si trova sulle spalle questa crisi. Dieci ore sono lunghe, e si organizza la colazione, gli interventi, si suona per far sentire al quartiere quello che sta succedendo, e ancora niente. Allora Peppe cucina per tutti una pasta col sugo, che ormai è ora di pranzo. Intanto gli avvoltoi delle agenzie immobiliari volano basso pronti a bussare alla porta una volta che lo sfratto fosse avvenuto. Probabilmente inconsci del fatto che l’intero palazzo appartiene a concorrenti dello stesso ramo, una società immobiliare. La resistenza continua determinata fino alle 18.30, quando da solo l’ufficiale passa a notificare il rinvio di un mese. Questa è tutta l’umanità che ci si può aspettare, noi una comunità, loro che cercano di prenderci per sfinimento.
NO PASARAN!